2. IL WIND SHEAR

Il wind shear è la variazione di velocità ed intensità del vento con la quota: è una particolare circolazione atmosferica, favorita da infiltrazioni fresche in quota, che dà l'impressione di vedere le nubi convergere da direzioni diverse.

Se il vento salendo di quota proviene da direzioni che ruotano gradualmente in senso orario es. SE al suolo, SW a 1500 m e W a 5500 m avremo una rotazione all'interno della cella temporalesca in senso antiorario in grado di "stimolare" la salita dell'aria; oppure si può dire che il vento in quota deve provenire dalla sinistra rispetto alla direzione del vento che si trova nello strato inferiore: è il wind shear positivo. Se invece il profilo verticale del vento è contrario a quello sopra (vento in quota che proviene dalla destra rispetto a quello negli strati inferiori) avremo wind shear negativo che scoraggia i moti verticali a meno che non ci sia un gradiente termico verticale notevole.

Se il wind shear positivo è minimo, ovvero se ci sono piccoli cambiamenti nella direzione e velocità del vento su una breve distanza verticale, saranno favoriti i sistemi multicellulari e in genere tutti i comuni temporali ad asse verticale: è il caso di un debole inflow alla base e quindi di un outflow eccessivamente intenso che spingerà il gust front per parecchi km avanti rispetto al Cb. Questo isolerà la sorgente di aria calda e umida perchè l'aria si è ormai raffreddata su una zona molto estesa intorno al temporale: l'updraft non durerà a lungo anche perchè le precipitazioni cadranno attraverso lo stesso updraft. In parole povere, updraft e downdraft sono molto vicini tra di loro e quindi si "disturbano" a vicenda.

Schema: temporale ad asse verticale

Cluster temporaleschi a forma rotondeggiante e ad asse verticale

Se invece il wind shear è maggiore il temporale avrà updraft decisamente più longevi e il Cb salirà sempre più di quota: è il caso di forti inflow alla base della nube i quali "manterranno" il gust front vicino al nucleo del temporale, quindi il Cb disporrà della sorgente di aria caldo umida per più tempo e l'updraft non sarà invaso dalle precipitazioni, in quanto esse cadranno dalla sommità dell’updraft stesso e non attraverso esso. In questa situazione sono di gran lunga favorite le supercelle e in generale tutti i temporali ad asse obliquo in cui l'asse dell'updraft è per l’appunto obliquo.

Le celle temporalesche presentano asse obliquo quando le correnti in quota (tra 6 e 10 km circa) sono molto intense, per esempio in una corrente a getto: la parte superiore delle celle (incudini) viene così portata a notevole distanza rispetto alla base, assumendo struttura molto inclinata; se in quota i venti sono molto forti è intuitivo che a quell'altezza sfugge molta più aria rispetto al flusso presente nei bassi strati e la corrente ascensionale spesso non è in grado di colmare il deficit di flusso che si viene a creare: a questo punto l'unico sistema possibile per ricreare l'equilibrio è un’intensificazione del richiamo di aria dal basso che si traduce in una corrente ascensionale più forte.

Si originano così forti temporali; inoltre quando i downdraft arrivano al suolo essi conserveranno una certa quantità di moto che avevano quando l'aria che li costituisce era ad alta quota: si possono così originare raffiche violentissime ben oltre i 100 km/h a causa della forza di gravità sommata alla quantità di moto con danni notevoli e alle quali spesso viene erroneamente attribuita la definizione di tornado o tromba d’aria.

I temporali ad asse obliquo si possono vedere anche a occhio nudo con un po’ di fortuna se non ci sono nubi basse in ostacolo e si presentano con le incudini visibili molto prima che sopraggiunga il corpo centrale della cella (da non confondere col temporale in dissolvimento). Al satellite assumono una forma più lineare che tondeggiante (a differenza dei comuni temporali ad asse verticale) dovuta alla notevole distensione dell’incudine operata dai forti venti in quota.

Schema: temporale ad asse obliquo

Temporali ad asse obliquo sulla Sicilia

Si notano ancor meglio al radar dove si vede come tra la zona di massima precipitazione e l'inizio della cella ci siano molti chilometri di distanza: nel radar il temporale appare come una "strisciata" con in coda il nocciolo di massima precipitazione. Va da sé comunque che temporali molto forti possono anche non avere asse obliquo, ma tale aspetto aiuta non poco ed ha fondamentale importanza nella genesi di forti grandinate.

 

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