ANALISI DI UN SISTEMA MULTICELLULARE CON BASE ROTANTE IN SENSO ANTICICLONICO

del 18 luglio 2002

a cura di Gobbi Alberto

Nel pomeriggio del 18 luglio 2002 è atteso l'arrivo in quota di una goccia fredda da oltralpe; essa si fa notare da metà pomeriggio con l'insorgenza di nuclei temporaleschi di limitate dimensioni sul padovano forieri di modesta attività elettrica. Indicano comunque una sorta di attività prefrontale vista la loro breve durata e la rapida evoluzione di questi piccoli cumulonembi che si spostano da nord a sud; l'atmosfera è piuttosto afosa e il vento è molto debole dai quadranti orientali. Verso l'alto veneziano si nota un grosso Cb incus ben strutturato sia in altezza sia in larghezza con una incudine di rara bellezza che sembra avvicinarsi. Tuttavia la formazione delle suddette nubi occulta in parte questo grosso temporale che ricomparirà con la sua incudine (dotata di knuckles) a nord poco dopo le ore 19; da occidente avanza intanto un enorme fronte di cirri falsi e riparte l'attività temporalesca, stavolta più decisa, sempre verso ovest. Il cielo si fa scuro e in AM si avverte una consistente attività elettrica.

Immagini radar ARPA SMR ore 19,12 (sx) e 19,42 (dx)

Immagini radar ARPA SMR ore 20,12 (sx) e 20,42 (dx)

Alle 19,15 si sentono tuoni insistenti a suono grave da NW ove il cielo assume una tinta blu scuro e brillante allo stesso tempo; passano pochi minuti e si evidenzia un'enorme shelf cloud (nube a mensola) grigio scura con alcuni cenni di striature e alla cui base cadono dense bande di idrometeore. L'attività elettrica scompare per pochi minuti dando l'idea di un temporale ormai alla fine della sua esistenza; la shelf cloud transita sopra il mio paese con qualche goccia e un modesto rinforzo del vento da NW. Ormai il cielo è quasi coperto perchè la nube a mensola, con il suo bordo avanzante, ha raggiunto la costa adriatica ove il cielo tende al giallastro come avviene in questi casi con aria umida al suolo. Passano 5-6 minuti e a WNW vedo con mio stupore un buon numero di fulmini nube-suolo, le rain curtain si intensificano e la luce diffusa aumenta (perchè la shelf ormai è transitata) accentuando il contrasto cromatico tra lo scuro a occidente e il cielo molto più chiaro verso il mare.

Decido così di salire sull'argine per godermi uno spettacolo che difficilmente avrò occasione di rivedere: a SW, W, NW (successivamente anche a N) vedo la base vera e propria dell'enorme cluster temporalesco con attività elettrica di rilevante intensità e tuoni quindi frequenti dal suono a dir poco inquietante: questi infatti somigliavano a un rumore simile a quello udibile quando transita un treno merci a breve distanza da noi, suono che ricorda molto quello avvertito da chi ha sperimentato il passaggio di un tornado. Sono ormai le 19,45 e noto un qualcosa di veramente insolito: sempre dall'argine, vedo la base del temporale che sta ruotando in maniera evidentissima!!! Non credo ai miei occhi, quindi prendo qualche punto di riferimento a terra per verificare tale rotazione e trovo conferma delle mie impressioni iniziali! A questo punto penso di aver la fortuna (o sfortuna?) di poter osservare una supercella davanti a me che si sta avvicinando al mio paese per colpirlo in pieno.

Tuttavia, dopo la comprensibile eccitazione iniziale, noto che la rotazione non è antioraria come dovrebbe essere, bensì è una rotazione in senso orario. Quindi mi sento legittimato a scartare l'ipotesi supercella per mia fortuna visto che già il temporale di per sè presentava una notevole forza interna causa di danni ingenti come si scoprirà il giorno dopo con le cronache sui giornali e dei meteofili veneti. Tuttavia, è errato dire che nell'emisfero nord non esistono supercelle rotanti in senso anticiclonico: è assodato che una supercella dotata di un meso-anticiclone si è formata in California (4 maggio 1998), ma si tratta evidentemente di casi eccezionali. Nel caso in esame non ci troviamo assolutamente in presenza di una supercella.

Base del temporale multicellulare (cluster) puntata verso W; la freccia indica che la base ruotava verso sinistra, quindi in senso orario o anticiclonico

Alle ore 19,55 ecco che compare una formazione nuvolosa abbastanza frequente alla base dei temporali forti: si tratta di una inflow tail, grossa nella fattispecie, ovvero una nube a forma di coda che si forma quando un forte updraft porta rapidamente a saturazione la massa d'aria dal suolo fino all'interno della torre temporalesca. Nel caso preso in esame, alla formazione di questa "coda nuvolosa di afflusso" concorre anche l'aria umida dell'outflow che nel temporale considerato non mancava di certo.

Foto puntata verso WNW poco dopo che mostra la grossa inflow tail alla base del temporale; le frecce bianche indicano la corrente di inflow (ma anche di outflow) che ha portato alla genesi della nube; le frecce giallo e arancio indicano il movimento orario della base del cluster e ovviamente dell'inflow tail stessa

E' doveroso segnalare, alle ore 19,45, la formazione di una inflow tail anche verso il rodigino; questa appariva molto piccola per via dell'elevata distanza (15-20 km) ma se immaginata nelle vicinanze dell'osservatore sarebbe stata certamente molto evidente, forse alla pari di quella appena vista. Questa inflow tail era orientata secondo un asse E-W e "saliva" verso il bordo anteriore del temporale (verso W): trattasi quindi di una nube nata per le sole correnti caldo-umide di inflow (a differenza di quella nella foto), visto anche che essa è comparsa con ogni probabilità davanti alla shelf cloud, quindi ancora relativamente distante dalla base vera e propria del temporale. Sotto il "punto di attacco" dell'inflow tail è comparso anche un effimero funnel cloud in quanto la forma ad imbuto era inconfondibile ed ha tentato di formarsi almeno un paio di volte; se evolveva in tornado (non è accaduto) era da classificarsi come landspout la cui genesi era da associarsi all'aria caldo umida preesistente al suolo e alle turbolenze proprie della shelf cloud stessa. Le foto, a causa dei tempi di posa lunghi, sono risultate mosse, comunque potete vederle qui sotto.

Foto puntata verso sud; le linee gialle indicano il bordo anteriore (orientale) della shelf cloud ormai già molto lontano dal punto di osservazione. La freccia rossa obliqua indica la corrente di inflow che va a costituire l'inflow tail (visibile al centro della foto); la freccia rossa verticale indica il punto in cui pochi minuti dopo si sarebbe formato il funnel cloud

Ecco qualche minuto dopo il funnel cloud (indicato dalla freccia rossa) originato dalla forte convergenza negli strati bassi ottimamente testimoniata dalla stessa inflow tail; le frecce arancioni indicano la corrente di inflow all'interno dell'inflow tail (meno distinta dalla base della shelf cloud rispetto alla precedente foto)

Alle 20,10 la base del cluster multicellulare, sempre in rotazione oraria, giunge sopra il mio paese portando pioggia modesta con vento sui 10-15 nodi da W, costante sia come direzione sia come intensità anche se verso la fine dell'episodio è girato da N. La cosa che più colpiva era l'intensissima attività elettrica con innumerevoli fulmini nube-suolo; per 20 minuti ho ritenuto opportuno chiudermi in casa per evitare guai. Dopo la cascata di fulmini (è proprio il caso di dirlo) iniziano moderati rovesci di pioggia con vento sempre debole o moderato nordoccidentale. Accumulo complessivo di una trentina di mm; in nottata sono arrivati altri temporali, ovviamente più deboli perchè l'aria al suolo si era notevolmente raffreddata.

Durante questo temporale nella mia zona quindi non è accaduto nulla di rilevante, ma a soli 3 km in linea d'aria da casa mia (verso WNW) si è verificata una grandinata piuttosto intensa (dopo la cascata di fulmini) durata 20-25 minuti circa e accompagnata da un fortissimo vento da N sui 100 km/h se non più (stima eseguita in base agli effetti del vento descritti dal mio amico). Il mais di quella zona è stato duramente colpito in una fascia larga 1 km circa: si può stimare una perdita non inferiore al 50% della produzione: le foglie erano distrutte così come i fiori. Si è trattato quindi di un downburst in piena regola che, guarda caso, era stato preceduto dalla comparsa di quella grossa inflow tail [seconda foto]: si può ipotizzare l'insorgenza di un forte updraft sopra quelle zone (tradito dalla stessa inflow tail) seguito dopo breve tempo da un downdraft di pari intensità. La rotazione del cluster potrebbe aver influito sul fatto che l'updraft e il downdraft si sono manifestati praticamente nella stessa zona, il che in teoria non dovrebbe accadere se il temporale si muove di moto rettilineo coprendo in quest'ultimo caso (evidentemente il più frequente) una maggior distanza a parità di tempo impiegato. Infatti una maggior convergenza al suolo (data nel nostro caso da correnti dai quadranti nordorientali, si veda "Un breve cenno alla situazione sinottica") sottintende un rallentamento nell'avanzata del temporale: lo stesso fenomeno per cui una supercella nello stadio di maturità tende a rallentare il suo movimento di traslazione (ma non di rotazione).

Un breve cenno alla situazione sinottica
a cura di Pierluigi Randi di Meteoromagna

La serata del 18 luglio 2002 ha visto un veloce cut-off termico e successivamente dinamico (il meno frequente nell'ambito dei casi di cut-off) agganciato dal vecchio vortice su Europa balcanico-danubiana che gli ha conferito moto NW-SE; a giudicare dalla moviola satellitare il moto rotatorio era antiorario (e non potrebbe essere altrimenti), ma si tratta della sommità e del corpo dei clusters sviluppatisi in seno alla goccia fredda. Si veda al riguardo questa immagine del satellite polare (ore 19 italiane) in cui si vedono bene i vari clusters temporaleschi che ricoprono tutta la Pianura Padana: esso ruotavano in senso evidentemente antiorario (ciclonico) "attorno" al minimo in quota posto proprio sopra il Nord Italia in quelle ore.

La formazione di un minimo al suolo (verificabile dalla caduta di alcuni hPa in prima serata o tardo pomeriggio) davanti al minimo in quota (il minimo nei bassi strati si forma sul lato anteriore della saccatura o cut-off qualora sia termico prima che dinamico, sotto il flusso sudoccidentale), ha determinato un richiamo di correnti settentrionali nei bassi strati (parte posteriore del minimo al suolo) mentre in quota il flusso era ancora da WSW (parte anteriore del minimo in quota) davanti ai clusters temporaleschi. Questo status comunque è temporaneo, perchè il moto del cut-off era molto veloce, e ben presto anche in quota il flusso si orienta da NNW o giù di lì.

Riguardo la base rotante in senso orario i motivi di tale rotazione possono essere legati perlopiù a fattori sinottici, in primo luogo (valido essenzialmente per Veneto ed Emilia-Romagna centrorientale) l'azione adriatica con richiamo di venti da NE o dai quadranti settentrionali davanti al sistema temporalesco. Il flusso settentrionale nei bassi strati tende a ruotare poi da NE per divergenza man mano che si allontana dal minimo (Appennino settentrionale). Ciò può essere sufficiente a dotare di moto orario le basi dei clusters, sottoposte al flusso prima da N poi da NNE e dopo NE, specie se le celle sono molto ravvicinate, anche se ciò riguarda solo la parte anteriore (orientale) di tutto il sistema temporalesco.

BOLAM: direzione del vento a 10 m di quota (ore 20 italiane)

BOLAM: direzione del vento a 850 hPa (ore 20 italiane)

BOLAM: direzione del vento a 700 hPa (ore 20 italiane)

BOLAM: direzione del vento a 500 hPa (ore 20 italiane)

BOLAM: direzione del vento a 300 hPa (ore 20 italiane)

Nel ravennate, benchè l'avvento delle celle fosse inizialmente da WSW, i downdraft erano da NW e poi da N (azione del flusso nei bassi strati col minimo in fuga verso l'Adriatico). La causa appena esposta appare la più plausibile, giacchè altre volte (Romagna, ferrarese e basso Veneto, 11 agosto 2001) l'evenienza si ebbe a verificare.

 

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