SUPERCELLA SULL'ALTO ADRIATICO

del 15 giugno 2003

a cura di Gobbi Alberto

Un clamoroso evento temporalesco ha avuto origine fra le 9 e le 11 ora italiana sopra le acque dell'Adriatico centro-settentrionale: si è trattato di una supercella in piena regola con tutte le sue caratteristiche distintive che andremo ad esaminare nel dettaglio.

All'alba sono già all'opera diversi temporali sul Friuli generati da un lieve calo dei geopotenziali per infiltrazioni di aria atlantica più fresca nella media troposfera: questi temporali a multicella (clusters), seguendo le correnti dominanti a 500 hPa da NNW per via del massimo di geopotenziale posizionato in quelle ore sull'Italia, scorrono nel corso della mattinata paralleli alla costa adriatica senza interessarla.

I clusters, nel loro percorso verso sud, entrano in un'area all'altezza tra Romagna e Marche caratterizzata da condizioni termodinamiche favorevoli all'innesco di considerevoli correnti ascensionali (updrafts); dal plotting eseguito secondo il modello GFS 06Z citiamo i tre indici più significativi: Lifted Index -4°C, Precipitable Water 39 mm e CAPE a 1400 J/kg rappresentativi di un notevole quantitativo di calore latente a disposizione delle celle in sviluppo.

CAPE (J/kg) by GFS model

Interessante fra l'altro notare un valore di SREH (Storm Relative Environmental Helicity) dal radiosondaggio di Udine 00Z pari a 191 m2/s2, quindi oltre la soglia di 150 che rappresenta il rischio dell'insorgenza di updraft con componente rotatoria (mesociclone).

In tale status le multicelle si fondono tra loro mediante l'innesco di forti updrafts e convergenza a livello del mare per la pressione relativamente bassa (1013-1014 mb); il radar di S. Pietro Capofiume lascia pochi dubbi poichè le scansioni mostrano un accenno di eco ad uncino sul settore sudoccidentale della supercella (ore 9,12 locali); ad una visione d'insieme del sistema si nota come sia presente un unico nucleo precipitativo con un "fondoscala" sullo stesso settore visibile nella successiva radarata delle 9,42.

Scansione radar ore 9,12 italiane

Scansione radar ore 9,42 italiane

Si può quindi escludere l'ipotesi multicella; l'area verde di reflettività rappresenta l'enorme incudine della supercella spazzata verso levante dalle correnti di alta quota, tra l'altro neppure molto intense nell'occasione; infatti è da tener presente che, stanti le condizioni termodinamiche favorevoli nella bassa e media troposfera e la temperatura dell'Adriatico di molto superiore alla norma, nel caso in cui in quota ci fosse stata una forte divergenza, data per es. da una corrente a getto, la supercella avrebbe avuto vita lunga e intensità indubbiamente di molto superiore a quella desumibile.

Una rapida occhiata ad un'immagine da satellite nel visibile per trovare conferma del mesociclone che, com'è noto, è la caratteristica distintiva della supercella; nel proseguio della sua evoluzione il super temporale raggiunge lo stadio di maturità in cui esplica la massima intensità dei fenomeni. Dall'immagine delle ore 10 locali si nota un piccolo punto scuro sul settore sudoccidentale della supercella: si tratta dell'ombra proiettata dall'overshooting top sulla superficie dell'incudine appartenente al mega cumulonembo.

L'overshooting top è una cupola dall'aspetto cumuliforme che sfonda letteralmente l'incudine a testimonianza di violente correnti ascensionali (updraft principale): in una supercella classica quasi sempre si nota anche una flanking line che parte sempre da quel settore del temporale; consiste in una linea di cumuli imponenti o anche cumulonembi originati dalle correnti discendenti del mesociclone che sollevano l'aria umida nei bassi strati: nel visibile essa si nota come una virgola bianca che dirige sulla città di Ancona.

Immagine nel visibile ore 10 italiane

Sostanzialmente, in assenza di transiti di veri e propri sistemi frontali o linee di instabilità, la scintilla che ha scatenato la convezione può essere ricercata nella probabile rottura di un'inversione termica alle quote medie e dalla temperatura del mare ben oltre alla norma del periodo poichè attorno ai 26°C. I venti in quota piuttosto blandi hanno condannato ben presto la supercella che, una volta uscita dall'area termodinamicamente più favorevole, ha cessato la sua attività: nelle 3 ore successive poco a nord dell'Albania era ben evidente l'ammasso di cirri falsi dati dall'enorme incudine in fase di lento dissolvimento.

Un'analisi visiva della struttura temporalesca sarebbe stata di indubbia utilità per scovare eventuali "wall cloud" (nubi a muro alla base del cumulonembo prodotte dal mesociclone) o osservare dal vivo la rotazione del disco supercellulare (base della supercella): ovviamente va considerata la possibilità che si siano sviluppate delle trombe marine mesocicloniche anche forti; tuttavia l'assenza di un eco ad uncino ben definito (tipico delle supercelle tornadiche con forte divergenza in quota) dovrebbe escludere tale eventualità.

 

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