Ecco le mille sensazioni che prova un meteopazzo
nella speranza di vedere un bel temporalea cura di Gobbi Alberto
La giornata del 14 Giugno 2001 inizia con un cielo poco nuvoloso a causa di banchi cirriformi gialli e densi da W/NW, perciò molto diversi dai cirri sparsi più filamentosi presenti per tutta la giornata precedente. Già questo mi dà qualche pensiero, in positivo ovviamente, anche perchè da queste formazioni si dipartono dei ciuffi di cirri accompagnati da una sorta di virga, nel vero senso della parola, cioè quelle che derivano da una precipitazione che scende attraverso uno strato d'aria secca. Penso anche che siano presenti forti correnti in quota.
Alle 12, uscendo dall'università, vedo a NW un primo Cb abbastanza serio a sommità indefinita che scompare alla mia vista dopo una mezz'ora scarsa: a posto, dico io, mi sa che l'ARPAV ci ha azzeccato prevedendo temporali solo sulla pedemontana. Sensazione che sarà confermata dopo un'ora: sempre verso N alcune torri tentano di guadagnare aria verso l'alto ma invano: l'incudine non vuol saperne di formarsi e la sommità ancora allo stadio intermedio si dissolve in continuazione (*)! Mi frullano in testa le prime ipotesi: inversione termica in quota? Venti orizzontali che "tagliano" la corrente ascendente verticale? Aria troppo secca alle quote medie? Boh, mistero.
Alle 14,30 un'incudine sottile e poco visibile avanza da NW, ma è molto estesa: inizialmente sembra debba subire la stessa sorte dei suoi colleghi, ma invece con mia sorpresa sta intensificando finchè trasla verso SE. Niente attività elettrica, ma la radio in AM mi solleva con il suo concerto a suon di scariche. Poi anche questa incudine si dissolve letteralmente nel cielo, che ormai mostra solo qualche cumulo medio a NW. L'aria si mantiene sempre tranquilla con refoli di brezza dall'Adriatico.
Quando la brezza stava lavorando a pieno regime, ecco spuntare da settentrione un fronte rettilineo apparentemente più organizzato: la sommità appare piatta e incerta, ma nella parete rivolta verso sud si notano con fatica embrioni di cumulonembi e congesti, vista la distanza ancora elevata (40-50 km). Controllo sempre il radar, che però non mi illumina. Passano i minuti e quel maledetto temporale sembra dissolversi, anche se lentamente.
Arriva metà pomeriggio e mi giunge la voce che si sta formando un nucleo più intenso a W di Venezia: scatto fuori dalla stanza del PC. Dal giardino posso ammirare in tutta la sua maestosità un temporale rinnovato, più spigliato. Comincia infatti a starmi più simpatico perchè sento i primi tuoni, la cui assenza era stata fino ad allora la maggior fonte dei miei problemi. Inoltre adesso l'incudine è molto più "soda" e scende con maggior decisione verso il basso Veneto; a W del fronte vedo con mio grande piacere il forte corpo verticale del Cb che sembra spingere verso l'alto l'incudine. Sempre in quel settore si evidenzia il "punto di attacco" della flanking line, tradita da congesti disposti grosso modo secondo una direttrice SW-NE.
Decido di girare un po in macchina, così non ho fatto in tempo ad andare sopra l'argine per vedere meglio lo spettacolo e magari per scattare qualche foto. Finchè tornavo, comunque, ho visto in lontananza la bellissima base del Cb, di un colore blu-scuro e anche con delle particolari protuberanze molto grandi, sempre del medesimo colore. Penso non abbia nulla a che vedere con i tornado.
Sono a casa: con incredibile rapidità, sopra la mia testa mi ritrovo la base del Cb principale, molto stratificata e di un colore quasi marrone chiaro grazie alla luce che filtrava dalla nuvolaglia di contorno alla cella. Dietro questa linea le bande di precipitazioni, bianche e densissime, lontane circa mezzo km. Le correnti discendenti irrompono con spaventosa violenza da N: raffiche fino a 100 km/h dispongono orizzontalmente la pioggia ma non quei pochi e piccoli chicchi di grandine caduti nella fase iniziale. Il vento poi gira per qualche secondo da W e infine da NE con raffiche ancora molto potenti.
Finchè imperversava il diluvio, stavo pensando che mi sarebbe crollato addosso un altro albero, dopo la tempesta di pochi giorni fa. Intanto verso occidente il cielo ha degli squarci ma anche dei congesti: è la flanking line che si sta spostando verso SE, mentre sopra di me ho il margine sudoccidentale dell'intensa cella temporalesca. Cadono goccioloni enormi e la visibilità in alcuni momenti scende a 30 metri; campo da calcio e orto allagato e tutto il terreno inzuppato d'acqua. Mentre continuano i rovesci, vedo a S l'interessante sommità di un congesto più intenso degli altri, ma avrà vita breve. Tuoni assenti o quasi, ma nulla di strano nella fase bellicosa del temporale; riprenderà a tuonare finchè la cella si allontana.
Finito il diluvio, poco prima del tramonto, un tenue ed effimero arcobaleno a E con qualche tuono in via di estinzione.
Morale: 17 mm in 20 minuti, un altro centinaio di rami sbattuti a terra ma anche un'aria da piena montagna. Questo temporale è stato molto bello, primo perchè mi ha solo sfiorato ma ha fatto benissimo il suo dovere (anche troppo); secondo perchè non è stato previsto da nessuno e quindi l'effetto sorpresa ha contribuito ad aumentare il mio entusiasmo.
(*) Una sequenza di osservazioni come quella citata è tipica di avvezione fredda appena in corso senza che prefrontalmente vi fossero condizioni termodinamiche adatte allo sviluppo di temporali (accade se l'aria davanti al fronte oltre che calda è anche relativamente secca; non necessariamente al suolo ma anche a quote intermedie); evidentemente nel tempo intercorso tra la presenza di normali castellani o cumuli medi e lo sviluppo dei Cb si è avuto l'ingresso di aria fredda in quota (frontale o semplicemente avvettiva ad esempio goccia fredda). Oppure era presente (al momento dei cumuli che non evolvevano in Cb) uno strato termico inversionale alla quota in cui il loro sviluppo si arrestava; inversione rotta successivamente o dall'entrata della predetta avvezione fredda o dal passaggio di un fronte (anche a mesoscala; microfronti freddi si originano quando masse d'aria fredda anche di estensione limitata entrano nelle pianure del nord dalle valli alpine).