NUBIFRAGIO A CAGLIARI
Analisi sinottica
del 9 ottobre 2002
a cura di Matteo Tidili
Durante la mattinata del 9 ottobre 2002, tra le 8,30 e le 11,30, un nubifragio di inaudita violenza, che in seguito classificherò come “MCC”, ovverosia “Mesoscale Convective Complex”, si abbatte sulla città di Cagliari, accanendosi soprattutto sulle frazioni di Pirri e Monserrato, cittadine localizzate a circa 7 km a nord est del capoluogo, nelle quali si consuma anche un’alluvione lampo. Rammento ancora, grazie alle spettacolari quanto impressionanti riprese amatoriali trasmesse dalle tv locali, che nella via principale di Pirri, che la collega sia a Monserrato che a Cagliari, l’acqua aveva raggiunto il metro e mezzo d’altezza, trascinando con sè decine di automobili e accatastandole all’inizio della via a mò di barriera: davvero indimenticabile! Anni ed anni di lavoro dei negozianti affacciati su questa strada erano stati distrutti nel giro di poche ore dalla furia devastante della natura. In serata, per l’arrivo di nuove piogge, era stato emesso lo stato di calamità naturale.
Dalla carta a 500 hPa si evince la presenza di due figure bariche capaci di caratterizzare per la loro estensione ed intensità il tempo di buona parte d’Europa: un anticiclone dinamico sub-tropicale, supportato da elevate temperature in quota (superiori a -10 gradi) e disteso lungo i meridiani in aperto atlantico, ed una saccatura estesa dalla Groenlandia meridionale all’entroterra nord africano, con asse NNW/SSE. Questa saccatura è alimentata da aria polare marittima fredda, estratta direttamente dalle coste occidentali della Groenlandia e da quelle orientali del Nord America, e diretta sulla Spagna in direzione dell’Africa nord occidentale. Inoltre è ben visibile la “prematura” avvezione d’aria fredda in quota sulle regioni occidentali italiane, definita tale perchè precede di molto l’ingresso dell’aria fredda anche al suolo, che è una delle cause portanti alla formazione degli MCC.
Come sovente accade in queste situazioni, ad una diminuzione termica in un luogo succede immediatamente, per equilibrare gli scarti termici naturali, un'avvezione calda in quello adiacente, nel caso in esame ad est dell’asse della saccatura, diretta verso le regioni italiane, soprattutto insulari sfiorate dall’isoterma +15 alla quota topografica di 850 hPa (come mostra la seconda cartina sotto).
Mappa GFS a 500 mb con pressione al suolo
Mappa GFS a 850 mb
Le due cartine riportano in modo chiarissimo il forte gradiente termico orizzontale creatosi tra la zona di alta pressione ad ovest della saccatura e le coste portoghesi, che a noi poco interessa, e tra le regioni italiane ed iberiche, esposte al flusso di libeccio. Su tali zone è pertanto attiva un’intensa jet stream, causa primaria della convergenza al suolo e quindi dei moti ascensionali (quando in quota sfugge troppa aria, per recuperare il deficit, ne viene richiamata altra dal suolo). La carta in basso si riferisce proprio alla disposizione dei getti: sono molto veloci in corrispondenza delle coste portoghesi, perché lì il gradiente termico orizzontale con l’alta adiacente è maggiore, abbastanza veloci da provocare fenomeni intensi sull’Africa nord occidentale, la Spagna settentrionale e la Sardegna meridionale, qui con venti sui 40 nodi al suolo.
Mappa BOLAM con velocità dei venti a 300 mbLa presenza del jet stream è confermata anche dal radiosondaggio di Cagliari delle ore 12 UTC con forti venti di libeccio dai 350 hPa in su. Da notare anche la curva di stato della temperatura quasi attaccata a quella del dew point, indice di forte umidità in tutta la colonna d’aria presa in considerazione, ed addirittura d’aria satura nel tratto 800-650 hPa. Favorevole ad abbondanti precipitazioni è il Precipitable Water con ben 37,31 mm d'acqua presenti nell'aria.
NB: ovviamente gli indici d’instabilità, quali CAPE, TT e LI, non sono tali da permettere l’insorgenza di fenomeni temporaleschi proprio perché non ci troviamo in una situazione instabile, bensì di forte maltempo.
Radiosondaggio di Cagliari ore 12 UTCLa carta al suolo indica la posizione dei fronti alle ore 00:00 UTC del 9 ottobre. Il fronte caldo sulla Tunisia entro alcune ore si sarebbe portato a ridosso della Sardegna ed avrebbe scaricato un’ingentissima quantità di pioggia, come pochi cittadini si ricordavano, perché il fronte caldo, durante il suo passaggio sul canale di Sardegna, ha trovato temperature marine notevolmente più basse di “esso”. L’aria calda è stata così sbalzata in quota, anzi ad altissima quota, come mostra la carta delle temperature delle nubi, generando l’intenso fenomeno, il cui fronte era estesissimo. Le conseguenze peggiori le ha subite la Sardegna meridionale, proprio perché il sistema perturbato è approdato sulla costa meridionale ancora molto giovane e vigoroso, mentre effetti minori si sono avuti sul Lazio (anche se non si direbbe dal satellite e dalla carta delle temperatura delle nubi) dove era diretto nel pomeriggio, ormai affievolito.
Mappa di pressione al suolo (Met Office)
La carta che si riferisce al “top delle nubi” mette in evidenza un’altra peculiarità degli MCC: la temperatura della sommità delle nubi nel “core” del sistema temporalesco era sui -60 gradi, mentre nella “corona” sui -38 gradi, valori inferiori rispetto a quelli che permettono ad un cluster temporalesco di potersi definire MCC, che sono, rispettivamente, di -52 gradi per il “core” e -32 gradi per la “corona”.
Temperatura alla sommità delle nubi (ARPAL)
Dal sat si nota il lunghissimo canale d’aria fredda (dall’Islanda occidentale all’Africa nord-occidentale) evidenziata dalle “macchioline bianche”, che sono temporali, e la risposta sub-tropicale, suggerita da nuvolosità più estesa sulle nostre regioni, con il nubifragio che ha ormai lasciato la Sardegna, di cui è segnata la traiettoria.
Satellite IR ore 11.30 UTC
Con le tre cartine a seguire voglio far notare come sia presente sulla Sardegna meridionale un altro fenomeno di rilevante importanza nella formazione di importanti temporali: il wind shear verticale positivo, ossia la variazione della velocità e direzione del vento con la quota favorevole ai moti convettivi. Positivo perchè col salire di quota il vento gira in senso orario. Alla quota di 10 m, infatti, il vento proviene da SSE, a 850 hPa da S e a 700 hPa da WSW; inoltre i vettori del vento sono sempre più lunghi man mano che si sale (l’intensità del vento aumenta).
Mappa BOLAM con direzione e velocità dei venti a 10 metri
Mappa BOLAM con direzione e velocità dei venti a 850 mb
Mappa BOLAM con direzione e velocità dei venti a 700 mb
Infine ha giocato un ruolo fondamentale a favore dell’alluvione lampo il “problema orografico”. Le piogge sono state molto prolungate ed intense perchè rallentate nel loro moto verso NNE dai monti dei 7 fratelli: si è così creato il cosiddetto fenomeno “stau”, che sovente si ripresenta in occasioni di basse pressioni sul Mediterraneo centro-occidentale, e quindi di venti sciroccali. Per questo vanno citati i violenti nubifragi del 29 marzo 2004, del 31 marzo 2004, del 28-29 aprile 2004 e del 5 maggio 2004, perché spesso si considera, erroneamente, la Sardegna una terra ormai “vecchia” e quindi non più a rischio idrogeologico.