TORNADO NELLE CAMPAGNE BRESCIANE

del 5 maggio 2002

a cura di Gobbi Alberto con il contributo di Fabio Giordano, Simone Lussardi e Luca Ronca

Analizziamo con l'aiuto dei testimoni un evento vorticoso verificatosi nella pianura lombarda nel primo pomeriggio del 5 maggio 2002. Il fenomeno, come vedrete, si presta a differenti interpretazioni. La seguente foto, scattata da Fabio Giordano, mostra l'evoluzione di 3 celle in differenti stadi di sviluppo una ventina di minuti prima che si formasse il tornado che sarebbe comparso alla base del Cb calvus, al centro della foto fra le due celle più senescenti.

Si noti infatti che la cella a destra è ormai in uno stadio di avanzato collassamento (osservare i margini dell'incudine e la densità delle rain curtain), mentre quella a sinistra è in fase di piena maturità e sta dando il massimo dei suoi effetti; la cella centrale è la più giovane e certamente il suo innesco è stato favorito dall'azione di sollevamento operata dalle correnti di outflow di entrambe le celle laterali, in particolare di quella a sinistra perchè dotata di updraft più intenso e quindi di un downdraft ancora ben attivo. Infatti la "nuova" base della cella centrale si sviluppa verso destra poichè l'outflow più intenso proviene da sinistra.

Ecco il tornado, ben visibile perchè illuminato dal sole nella sua parte inferiore. Questa splendida foto (ore 14,57) è stata scattata ad W della cella ("di lato" alla stessa) da Fabio Giordano la cui pazienza alla fine è stata premiata nel migliore dei modi.

Si tratta effettivamente di tornado poichè la colonna d'aria roteante ha toccato il suolo per un paio di minuti in località Quinzano D'Oglio (Brescia) evitando fortunatamente abitati e provocando solo danni contenuti. Seppur in assenza del "debris cloud" (l'osservatore si trovava a ben 15 km di distanza), il contatto col terreno può essere indirettamente confermato dal fatto che il vortice portante è contornato dall'ascesa di un vortice piccolo che sale a spirale intorno allo stesso vortice portante. Ebbene, questi vortici secondari a spirale probabilmente sono dovuti all'attrito col terreno e all'interazione reciproca fra le correnti discendenti e ascendenti all'interno del vortice che distorce la linearità del sistema e, nella fattispecie, anche al forte vento che soffiava da SW, con quello da W dietro che creava turbolenza al suolo. Si veda a tal riguardo la foto sopra e la si confronti con il seguente schema che mostra lo stesso imbuto ingrandito.

La seguente foto, scattata da Luca Ronca (ore 15 circa) che si trovava a S della cella ("di fronte" alla stessa), mostra l'intera struttura del sistema temporalesco dalla quale si possono trarre utili indicazioni. Dal punto indicato dalla freccia rossa si era appena dissolto il tornado.

Notiamo intanto che la cella non è ancora allo stadio di massima maturità poichè manca l'incudine e quindi manca anche l'eventuale cupola; si notano solamente delle strutture fibrose indice di ghiacciamento ai lati della cella prodotti dagli updrafts meno recenti. Poichè il mesociclone solitamente non si forma in celle giovani, si può scartare l'ipotesi dello stesso strutturato all'intera estensione verticale del Cb; converrà comunque tener conto del fatto che questa cella si è formata a partire da celle più vecchie e questo la dice lunga sulle varie interpretazioni che ognuno di noi può dare. Quindi non siamo in presenza di una "vera" supercella, sensazione confermata dal radar che non mostra riflettività a fondoscala o echi ad uncino.

Radar SMR Capofiume: scansione a sx ore 14,42; scansione a dx ore 15,12
All'estrema destra immagine bispettrale delle ore 15

Purtroppo il tornado si è sviluppato proprio in un momento equidistante fra le due scansioni, ma probabilmente non si sarebbe comunque notato un eco ad uncino trattandosi di un evento molto localizzato non riconducibile alla rotazione dell'intera cella temporalesca. Inoltre servirebbe un sostanzioso ingrandimento della radarata per scovare echi fuori dal comune.

La genesi del vortice perciò va messa in relazione alla convergenza molto localizzata nei bassi strati di aria proveniente da direzioni diverse; sulla prima foto, un ruolo importante possono aver rivestito la cella a destra (vicina alla fase di collassamento) e a sinistra (in fase di incipiente collassamento) di quella centrale in sviluppo. Le due celle laterali in quello stadio evolutivo possono generare downdrafts ancora in grado di convergere sotto la cella centrale che ancora non ne ha (nella prima foto ancora non precipita); probabilmente la convergenza dei due flussi "esterni" e contrari sotto la cella centrale può essere stata d'aiuto nello sviluppo del tornado in esame. Il wind shear nella direzione potrebbe derivare proprio da questo fatto, mentre il wind shear nella velocità potrebbe essere stato innescato dai differenti stadi di sviluppo delle celle e quindi dalle diverse intensità delle correnti del gust front. Aggiungiamo poi la convergenza al suolo e fino alle quote medie per cause sinottiche di venti da W e da SW e siamo in una situazione favorevole all'innesco di eventi vorticosi. Si tratterebbe quindi di un "effimero pseudomesociclone" ma sufficiente a produrre il fenomeno, anche se siamo nel campo delle congetture.

Esaminiamo adesso la nube da cui è sceso il tornado; si tratta di una wall cloud, ben visibile nelle foto dei due testimoni. Anche se non siamo in presenza di una "vera" supercella (siamo alle prese con un microciclone più che con un mesociclone), è opportuno ricordare che madre Natura non è "classificatrice" come potrebbe esserlo il sottoscritto...in altre parole, sono molto frequenti fenomeni temporaleschi che per alcuni aspetti possono essere considerati supercelle mentre altri suggeriscono un'evoluzione più classica del tipo multicelle, pulse storm ecc. Questa frase di Luca Ronca penso sia molto chiarificatrice: "Le classificazioni sono fatte dagli esseri umani e il presupposto che una cosa escluda l'altra non è mai corretto, specialmente in meteorologia. Così come i tornado non sempre nascono da supercelle, così le wall cloud non indicano al 100% che si tratta di una supercella. Non credo che mai qualcuno in meteorologia con una classificazione riesca a comprendere un fenomeno al 100%, ricordati, esiste ancora una nuvola dalla forma non classificata e lo stesso vale per i tornado". Nel nostro caso, possiamo dire di essere in presenza di una mini supercella (low-topped), dall'esistenza ancor più breve del normale, e di una wall cloud con annesso tornado prodotti comunque da un wind shear tale da poter essere considerato alla stregua di un mesociclone.

Il sistema temporalesco nel suo complesso si muoveva verso NE e dopo aver prodotto il funnel si è visibilmente molto indebolito fino a spegnersi verso le Prealpi in meno di un'ora. E' possibile osservare anche una tail cloud nella seguente foto di Luca Ronca, ovvero quella coda nuvolosa che si protende alla sinistra del tornado. La tail cloud (e con tale nome si deve intendere solo la nube collegata alla wall cloud) nella fattispecie non è orientata verso NE come dovrebbe essere nel modello americano illustrato anche in questo sito, cioè non punta verso l'area dei downdrafts.

Come ci fa notare Simone Lussardi, ciò è dovuto all'assenza di un "core" (nucleo) di intense precipitazioni che non ha favorito un flusso umido in uscita dal temporale; quindi, si è formata una tail dove c'era più umidità entrante, ovvero sul lato delle correnti umide da SW al suolo (inflow) sul bordo meridionale della cella. In merito all'estensione dell'updraft principale, diamo un'occhiata alla wall cloud con quest'altra foto panoramica di Fabio Giordano; la cella è vista "di lato" ed è ben evidente tutta la bianca parete meridionale del Cb calvus alla cui base si trova la wall cloud.

La wall cloud rappresenta sempre la zona di ascendenza principale degli updrafts; nel nostro caso notiamo che la wall cloud è molto estesa e allo stesso tempo non è identificabile in un "lowering" ben definito. La linea arancione mostra il bordo più lontano della nube a parete, la linea gialla invece indica il classico "gradino a parete" prodotto dall'aria secca che si avvolge attorno a quella umida. E' possibile che la wall cloud occupasse tutta la base del Cb calvus, come sembra si veda dalle foto; poichè la rotazione associata all'updraft è minima, la rotazione è molto lenta, quindi la nube a parete non si "preconcentra" in una wall cloud solida, stretta e molto organizzata ma bensì in un'area più grande.

 

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